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Visti anche alle porte di Saronno: cinghiali, è emergenza

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SARONNO – Recentemente sono stati per la prima volta avvistati anche alle porte di Saronno, nelle campagne al confine con Rovello Porro mentre tra Rovellasca e Lomazzo li si vede spesso: i cinghiali sono sempre di più e stanno raggiugendo anche zone dalle quale erano spariti da secoli. A lanciare l’allarme ora è Coldiretti Varese.

“Così non è più possibile continuare. Non passa giorno che non vi siano segnalazioni di campi rovinati, i cinghiali rischiano davvero di far collassare un’agricoltura che già deve fronteggiare una crisi senza precedenti. Agricoltori che già fanno i salti mortali per garantire l’operatività delle filiere alimentari con le restrizioni Covid, devono pensare anche a difendere le proprie coltivazioni agricole, spesso impotenti di fronte ai selvatici che, nottetempo, rovinano tutto. E’ una cosa davvero senza senso”. Così il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori torna sul nodo-fauna selvatica, alla luce di una recrudescenza monitorata nelle ultime settimane.

“Ogni dichiarazione è superflua se si guardano i fatti, i danni provocati nei campi, le invasioni di carreggiata che rendono non più sicure le strade e continuano a provocare incidenti: ed altri purtroppo ne seguiranno, specie quando la circolazione stradale riprenderà vigore. E’ evidente che le risposte finora date, sul territorio, si sono rivelate insufficienti a risolvere il problema: ora è necessario affrontare la situazione in modo deciso e ben consapevoli che i selvatici – come già negli scorsi anni – non daranno tregua nemmeno nel periodo invernale”. La descrizione dello scenario, in realtà, è comune all’intero comprensorio della provincia di Varese settentrione lombardo, dove si moltiplicano danni e avvistamenti di cinghiali e altri selvatici: l’esito è impietoso, con campi e prati devastati e balloni di fieno distrutto.

Il problema, già di per sé gravissimo, come detto è andato a inasprirsi ulteriormente proprio perché i selvatici hanno trovato, di fatto, “campo libero” nelle scorse settimane, quando la Lombardia e la provincia di Varese erano in zona rossa. Situazione non certo risolta dopo il passaggio “in arancione”, per le ristrette possibilità di movimento (anche per chi caccia) confinate entro i limiti del territorio comunale di residenza. Inoltre – riprende Fiori – “C’è molta preoccupazione tra i nostri allevatori per la peste suina africana che si sta diffondendo in diverse parti della Germania e che può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, anche se non trasmissibile agli esseri umani”. Un possibile veicolo di contagio della peste suina africana possono essere proprio i cinghiali, il cui numero negli ultimi anni si è moltiplicato in tutta Italia fino a superare i due milioni di esemplari secondo le ultime stime. La proliferazione senza freni di questi animali – continua la Coldiretti prealpina – oltre a preoccupare per i rischi per la salute, provocati dalla diffusione di malattie come appunto la peste suina, sta provocando un’escalation di danni nelle campagne, che si vanno a sommare a quelli di altre specie selvatiche come ad esempio le nutrie (che sono ormai diffuse in diverse zone della Brianza lecchese).

 Con l’annunciato scatto in zona gialla, è assolutamente importante intraprendere al più presto un’azione efficace di controllo e contenimento conclude Fiori – agendo anche per superare eventuali ostacoli normativi. Ad esempio, con il ritorno in zona arancione, i cacciatori non hanno potuto imbracciare le doppiette al di fuori del loro Comune: va da sé che, di conseguenza, non vi è stato nessun allentamento della pressione esercitata dalla fauna selvatica sul territorio”.

Soluzioni chiare ed efficaci, quindi, “a partire da un nuovo censimento che fotografi in modo chiaro una situazione ormai sfuggita di mano” chiede il presidente di Coldiretti Varese. Precisando che, ovviamente, “l’attesa di questi nuovi numeri non dovrà essere una nuova scusa per rimandare interventi troppo a lungo attesi: occorre partire subito per cercare di invertire un trend che non lascia spazio alle nostre campagne ma che, allo stesso tempo, minaccia la sicurezza stessa dei cittadini e l’equilibrio di ogni ecosistema territoriale”.

12122020

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