COMO – Emanuele Dagnino, 24 anni, di Como, laurea magistrale in Giurisprudenza all’Università degli Studi dell’Insubria, ha vinto il prestigioso premio intitolato alla memoria del professor Marco Biagi.
Annualmente il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, insieme all’Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali (Adapt), attribuisce due premi in onore del giuslavorista ucciso dai terroristi: uno per la migliore tesi di laurea e uno per la migliore tesi di dottorato, su temi legati al mondo del lavoro e delle relazioni industriali.
I premi 2015 sono stati assegnati a: Silvio Bologna per la tesi di dottorato dal titolo “Il contratto collettivo aziendale in una prospettiva comparata. Italia, Francia, Spagna e Stati Uniti a confronto”, e a Emanuele Dagnino per la tesi di laurea dal titolo “Social media e lavoro: profili positivi e problematici connessi all’utilizzo dei social media in ambito lavorativo”, relatore professor Luca Guaglione; correlatore professoressa Laura Castelvetri.
Il premio è stato consegnato al dottor Dagnino lo scorso 19 marzo a Roma, nella sala Zuccari del Senato, nell’ambito della XIII^ giornata in memoria di Marco Biagi, durante la quale si è svolto il convegno “La Grande Trasformazione del lavoro nella contrattazione collettiva”. I lavori del convegno sono stati aperti dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, mentre le conclusioni e la premiazione sono state affidate al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
“Prima di seguirne la tesi, ho conosciuto Emanuele Dagnino quando frequentava i miei corsi di Diritto del lavoro ” dice la prof.ssa Laura Castelvetri, “In ogni stadio del suo percorso, ha dimostrato una curiosità intellettuale e un impegno non comuni: nello studio ha avuto ottimi voti e nel tirocinio extracurricolare presso il Tribunale di Como è stato molto apprezzato dai magistrati con cui ha collaborato”. “La sua tesi sui Social media e il rapporto di lavoro è un gran bel lavoro su un argomento che solo un giovanissimo “giurista digitale” poteva affrontare con la dimestichezza tipicamente propria alla sua generazione; la commissione di laurea ne ha premiato con la lode il metodo e la capacità critica e argomentativa. Personalmente, apprezzo moltissimo l’autonomia con cui ha sempre gestito la sua carriera di studente, conclusa con la scelta del tutto libera di un tema ormai strategico”.
La tesi, infatti, riguarda le dinamiche che scaturiscono dalle interferenze tra social media e rapporto di lavoro: analizza la conformità ai divieti e alle regole dell’ordinamento giuridico di alcune prassi emergenti nel contesto lavorativo, sia nella prospettiva degli imprenditori sia in quella dei dipendenti. Ad esempio, si mettono a confronto le pratiche di social recruiting con i divieti di indagini sulle opinioni politiche, religiose o sindacali e su fatti non inerenti l’attitudine professionale – articolo 8 dello Statuto dei lavoratori – o quella, ormai frequente da parte dei selezionatori, di consultare le pagine personali sui social network, per ricavarne informazioni sui candidati. A questo proposito pone una distinzione tra le attività di ricerca – pienamente legittime – svolte sui social network di tipo professionale (es. LinkedIn) e quelle – invece illegittime – sui social di tipo ludico (es. Facebook, Twitter) per l’impossibilità di svolgervi indagini che non comportino l’acquisizione di informazioni di cui il Codice della privacy vieta la ricerca. Un altro aspetto riguarda la compatibilità tra l’ormai antiquato divieto di utilizzare apparecchiature per il controllo a distanza dell’attività di lavoro – ex art. 4 Statuto dei lavoratori – e le nuove potenzialità di controllo occulto che i social media offrono al datore di lavoro.
20032015