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Black Sea – la recensione

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Robinson (Jude Law) è un esperto di sottomarini appena licenziato dalla compagnia per cui ha lavorato per un decennio. Allontanatosi per lavoro dalla famiglia e covando rabbia verso coloro che lo hanno licenziato, decide di capitanare una spedizione semiclandestina nel Mar Nero, per recuperare un sottomarino nazista carico d’oro affondato nel 1941. Le difficoltà di navigazione su un vecchio sottomarino russo e di comunicazione tra diffidenti marinai inglesi e russi metteranno da subito in forse l’impresa e la vita dei suoi partecipanti.

Un film sui pericoli e le insidie della vita gomito a gomito a bordo di un sottomarino che, causa qualche ingenuità dello sceneggiatore Dennis Kelly, risulta con la sua prevedibilità solo una visione per appassionati del genere. Rimane un po’ di rimorso per l’ottimo lavoro di Kevin Macdonald, che si è diviso tra riprese a bordo di un vero sottomarino e i Pinewood studios, e soprattutto di Jude Law, ormai affrancatosi dall’immagine del bello&bravo, che gestisce con grande abilità il classico ruolo del rude marinaio abbagliato dalla possibilità di riscatto. Solido, tradizionale e un po’ prevedibile, ma tutto sommato vedibile.

Black Sea sarà nei cinema italiani da domani.

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