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Santuario di Saronno, alla scoperta della pala d’altare di Giulio Cesare Procaccini

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SARONNO – Ha avuto luogo ieri sera, contornato dalla cornice di affreschi rinascimentali e non, del Santuario di Saronno, l’appuntamento con l’iniziativa “Il Santuario di Saronno nei libri”, con la presentazione della monografia “Giulio Cesare Procaccini, life and work” a cura di Odette d’Albo e Hugh Brigstocke, che non ha partecipato all’evento.

Durante la presentazione ha presenziato, oltre a Carlo Mariani, organizzatore di questa rassegna di eventi che interessano la maggiore perla artistica saronnese, anche Daniele Cassinelli, direttore dei Musei Civici di Varese e fine conoscitore di un altro Procaccini, Camillo, fratello maggiore di Giulio Cesare.

Durante l’evento i due relatori hanno passato in rassegna le maggiori tappe della biografia e delle opere di Giulio Cesare Procaccini, artista emiliano che ha lasciato una grande impronta artistica in Lombardia, a cavallo tra ‘500 e ‘600, durante l’incontro è stata eseguita altresì una profonda digressione su tutti i componenti della famiglia del pittore e scultore bolognese, una famiglia di artisti, dal padre Ercole il Vecchio ai figli, Camillo, Giulio Cesare e Carlo Antonio.

La pala d’altare conservata in Santuario, dal titolo Madonna con Bambino e i Santi Carlo Borromeo, Ambrogio e Giacomo fu dipinta da Giulio Cesare nel 1614, durante quindi la piena maturità dell’artista, che morirà 11 anni dopo. Essa fu commissionata da un saronnese che all’epoca viveva a Milano, Ambrogio Legnani il quale fece collocare in origine la grande opera all’interno dell’oratorio di San Giacomo (situato appunto a Saronno in via Ambrogio Legnani angolo via Silvio Pellico), il dipinto, preziosissimo e di dimensioni ragguardevoli, fu poi spostato nella sagrestia del Santuario, dove è tutt’oggi conservato, al suo posto, nell’oratorio saronnese, fu collocata una copia attribuibile a un pittore di nome Giacinto Sant’Agostino.

Come dichiarato da Odette d’Albo, la pittura della pala di Procaccini è “Luminosissima, chiara ed elegantissima, tipica nello stile di quegli anni”.

Come dichiarato da Carlo Mariani durante l’evento, si profilò la proposta di spostare l’opera dalla sagrestia alla navata laterale sinistra del Santuario saronnese, cosa però difficile da realizzare considerando la posizione troppo esposta, senza contare la difficoltà a tirare fuori un dipinto di certe dimensioni dalla sagrestia, poiché andrebbe smontata la cornice, arrotolata la tela e rimontato il tutto nella nuova sede.


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