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Associazione Flangini di Saronno presenta la mostra di Emi Ligabue a Mantova

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MANTOVA – Sarà inaugurata sabato 16 dicembre alle 11, nella Casa di Rigoletto a Mantova, la mostra “Manuale copiativo” di Emi Ligabue, a cura di Melania Gazzotti, che resterà aperta al pubblico fino al 7 gennaio 2024, visitabile a ingresso gratuito tutti i giorni dalle 9 alle 18. Il progetto è presentato da Organizzazione Flangini di Saronno con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Mantova – assessorato alla Cultura e con il contributo di Fondazione Cariplo. Emi Ligabue è un’artista mantovana che vive e lavora a Milano. Negli anni Ottanta è tra i protagonisti della scena creativa bolognese, prendendo parte al gruppo degli enfatisti ed esponendo alla celebre galleria Neon. Fin dai suoi esordi si confronta con le immagini e gli oggetti del vivere quotidiano, che rielabora e reinterpreta tenendo sempre ben presente la storia del design e della grafica.

Nella mostra “Manuale copiativo” Emi Ligabue presenta tre serie di opere, appositamente realizzate per l’occasione e incentrate sui temi del manuale, nel senso di fatto a mano e dunque autentico, e della copia, partendo dall’idea di foto/copia per arrivare alla copia del materiale stesso con cui si copia. Come afferma la stessa artista: «Tutto è già stato fatto, copiato, riprodotto: l’originale è perduto per sempre, arrendiamoci!»

«Con questo nuovo corpo di lavori – spiega la curatrice Melania Gazzotti – Emi Ligabue vuole portare il visitatore a riflettere sul ruolo della “riproduzione” e della “serialità” all’interno dell’arte contemporanea: un dibattito particolarmente caro all’arte concettuale, che l’artista riesce a trattare restando in equilibrio tra rigore e ironia. Ad essere messa in discussione è anche la sacralità del gesto creativo, che la Ligabue questiona presentando delle opere che sono il frutto di un lungo e meticoloso lavoro manuale, ma i cui soggetti non sono originali. La palette è quella imposta dai materiali stessi utilizzati dall’artista: blu, nero rosso e bianco per i monocromi, realizzati con carta carbone, e blu, rosa, nero per le immagini riprodotte con le matite copiative.»

Nata a Mantova nel 1957, Emanuela Ligabue all’inizio degli anni Ottanta collabora con Studio Alchimia alla progettazione di Casa Alessi. Nel frattempo si iscrive al DAMS e inizia la sua avventura artistica come performer fondando con Andrea Taddei il gruppo Ferrovie Equatoriali e successivamente il progetto Padiglione Italia, con cui partecipa alla mostra Una generazione post- moderna al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Nel 1983 decide di iniziare a lavorare autonomamente come artista visiva. Partecipa alle Serate Enfantiste di Francesca Alinovi alla Galleria Neon di Bologna e a molteplici mostre collettive tra cuiLa Neomerce, il design dell’invenzione e l’estasi artificiale, a cura di Denis Santachiara, alla Triennale di Milano.

Nel 1988 le viene dedicata la prima mostra personale che ha luogo ai Musei Civici di Reggio Emilia, città nella quale risiede da qualche anno. Per l’occasione realizza una serie di collage che rappresentano noti oggetti di design, proseguendo una sua personale ricerca sulle immagini e i manufatti che fanno parte del patrimonio visivo collettivo. Nel 1990 si trasferisce a Milano e partecipa alla ricognizione Ipotesi Arte Giovane, organizzata dalla rivista “Flash art” negli spazi della Fabbrica del Vapore.

Nel 2002 espone invece a Villa delle Rose a Bologna nella mostra Spazio aperto al disegno, dove propone una serie di lavori sugli oggetti che si trovano nelle tele dei maestri del Novecento italiano.
Nel 2016 Silvana Annicchiarico la seleziona per la XXI Triennale di Milano nella mostra che celebranil design al femminile in Italia: W. Women in Italian Design. Lungo l’arco della sua carriera artistica Emi Ligabue ha anche prestato il proprio immaginario visivo al mondo dell’editoria. Tra i lavori più recenti si possono ricordare l’immagine coordinata della fiera della piccola e media editoria di Roma, Più libri più liberi (2019) e le illustrazioni per il libro dedicato alla designer francese Charlotte Perriand, curato da Gisella Bassanini e Giovanna Canzi ed edito da Marinoni Books (2023).
La mostra sarà accompagnata da un catalogo che raccoglierà tutti i lavori esposti.

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