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Varese, nuova mostra sull’industria tessile: tra gli organizzatori anche la Scelag di Gerenzano

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VARESE – Mercoledì 3 luglio, alle 17, l’Ordine degli architetti Ppc Varese (via Gradisca 4, Varese) ospiterà l’inaugurazione della mostra di storia e archeologia industriale “Fabbriche e memoria – Dall’Olona all’Adda. L’industria tessile modifica il paesaggio“.

L’esposizione è stata ideata e curata da Renata Castelli, Antonella Checchi, Graziella Clementi e Luisa Pagani, e realizzata grazie al contributo di Cooperativa Scelag (Società cooperativa edificatrice lavoratori Gerenzano) di Gerenzano, di Testimonianze tecnico storiche di lavoro nel Legnanese e del comitato regionale Unpli (Pro Loco).

La mostra resterà aperta al pubblico per tutto il periodo estivo, dal 4 luglio al 20 settembre 2024, con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle o9 alle 14. L’esposizione rimarrà chiusa solamente dal 12 al 16 agosto.

Fabbriche e memoria” è una mostra che ripercorre i segni lasciati da sei famiglie di industriali del cotone: Ponti, Cantoni, De Angeli Frua, Crespi, Dell’Acqua e Bernocchi che, tra Ottocento e Novecento, con i loro impianti industriali, case per i lavoratori, convitti, scuole e ospedali, hanno contribuito al cambiamento della storia economica e sociale lombarda. Cuore della trasformazione è stata la Valle Olona, ma il fenomeno si è poi allargato a territori limitrofi per giungere fino alle sponde dell’Adda e oltre. Il processo di industrializzazione modificò definitivamente il paesaggio di centri quali Busto Arsizio, Legnano, Castellanza, Solbiate Olona e poi la zona del Saronnese fino a giungere all’intervento dei Crespi sull’Adda.

Trasformando i borghi agricoli in città con una marcata impronta industriale, le corti e i mulini vennero integrati e poi sostituiti da opifici di grandi dimensioni innescando importanti fenomeni di inurbamento, a cui alcuni imprenditori fornirono risposte attraverso interventi paternalistici. La mostra ricostruisce l’origine dell’industrializzazione dalla fine del Settecento fino ai primi decenni del Novecento, un periodo in cui si arriva all’apice della produzione tessile. Vengono anche presi in esame gli insediamenti protoindustriali e le loro successive trasformazioni con un’accurata disamina tipologica. L’analisi parte dalle vicende e dagli intrecci familiari dei cosiddetti “pionieri del cotone” che daranno vita alla nascita di colossi industriali anche in altri settori (meccanica, chimica).

Oggi gran parte delle fabbriche tessili sono chiuse e in parte demolite ed il territorio vive, da molti anni, un profondo processo di trasformazione che ha interessato e interessa le aree industriali dismesse. Purtroppo una parte consistente del patrimonio di archeologia industriale è andato perduto, ma si ritiene utile riportare l’attenzione sul tema proprio per non sprecare le ultime occasioni per riscoprire importanti e significativi “depositi della memoria”. Perché conservare e soprattutto che cosa e come conservare? Queste sono le domande che si vorrebbero rimettere al centro del dibattito.La rigenerazione urbana si deve porre come atto di riparazione nei confronti del paesaggio.

(foto d’archivio)


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