Home News In the box Senigallia, Wim Nijs: “Gli stoici non hanno il loro festival sulla spiaggia...

Senigallia, Wim Nijs: “Gli stoici non hanno il loro festival sulla spiaggia di velluto”

0
[wp_bannerize group="lungo central" random="1" limit="1"]

SENIGALLIA -Una giornata dedicata ai papiri ercolanesi: dalla loro scoperta, ai primi tentativi di svolgerli, gli studi sui frammenti già aperti e, soprattutto, l’impresa di leggere quelli tanto carbonizzati da essere impossibili da aprire. La seconda giornata di “Vedere l’invisibile”, sesta edizione del Festival Epicureo di Senigallia, ha dato la parola agli “addetti ai lavori”, che con grande esperienza e capacità hanno parlato ad un pubblico di esperti e appassionati e a chi, invece, si approccia per la prima volta al tema.

Alle 17.30, ad aprire le danze, sono stati i vincitori del premio NetoIp, operatore telefonico marchigiano che da anni premia le migliori tesi su Epicuro. Quest’anno, tra le sei candidate, “tutte meritevoli, tanto da aver reso molto difficile scegliere le vincitrici” – come spiega Jürgen Hammerstaedt, uno dei componenti della giuria del premio – Federica Dolcemascolo si è aggiudicata la menzione speciale, mentre il primo e il secondo posto sono andati, rispettivamente a Wim Nijs e Leonardo Galli, che hanno presentato la loro tesi durante la giornata di mercoledì 17 luglio. Leonardo Galli ha esaminato a fondo i fenomeni meravigliosi all’interno dell’opera lucreziana De Rerum Natura, nella sua tesi “Scienza e meraviglia in Lucrezio: un rapporto conflittuale”, che si è distinta per il “magistrale lavoro filologico” e “maturità di analisi dei fenomeni meravigliosi della poesia lucreziana”. Nel suo intervento sono emersi i caratteri di vicinanza con la filosofia epicurea, quanto quelli di distanza: in particolare, l’approccio di Lucrezio alla meraviglia. “Tutte le cose – ha spiegato Leonardo Galli – non sono nulla di fronte all’infinità dell’universo, tutto ciò che supera i limiti risulterà inferiore a qualcos’altro”.

Più provocatoria la tesi di Wim Nijs, dal titolo “Raro come la fenice o comune come un maiale? Le caratteristiche del sapiente epicureo nell’etica di Filodemo”, prima classificata per i meriti di “acuta analisi, facendo emergere l’originalità filosofica di Filodemo, con conoscenza esemplare dei complicati testi”. La fenice, raro animale mitologico, era il simbolo del saggio stoico: “Un sapiente descritto come una fenice – ha spiegato Wim Nijs – deve essere il tipo più raro ed inafferrabile. Il maiale rappresenta la gioia di un’esistenza serena: non ha nulla di raro, esaltante ed esotico”. Tuttavia, ha detto con una nota di orgoglio, “gli stoici non hanno un festival a loro dedicato sulla spiaggia di velluto”.

Gli interventi di Gianluca Del Mastro, papirologo dell’università della Campania, e Claudio Vergara, ricercatore dello stesso ateneo, hanno introdotto il tema caldo della giornata: l’uno presentando il lavoro dei papirologi facendo riferimento alle scoperte sulla filosofia epicurea date da papiri egiziani, che aiutano a ritracciare la storia della filosofia ellenistica. Il secondo, invece, ha introdotto la storia dei papiri ercolanesi nel suo intervento “Una sfida nel tempo: lo svolgimento e la lettura dei papiri ercolanesi prima della rivoluzione digitale”, grazie a cui il pubblico ha compreso come i papiri carbonizzati dall’eruzione del 79 d.C. hanno, sin dalla loro scoperta nel XVIII secolo, affascinato e attratto gli studiosi e gli intellettuali, che si sono ingegnati in tentativi si svolgere i rotoli, talvolta fallendo e distruggendo i reperti.

Dopo una pausa, il festival ha ripreso a sorprendere alle 21, con gli ultimi due interventi, di Marzia D’Angelo e Federica Nicolardi, entrambe ricercatrici e papirologhe dell’università Federico II di Napoli. Introdotte da Giulia Mancinelli, rappresentante della federazione italiana donne arti professioni affari di Senigallia, le due ricercatrici hanno esposto il meticoloso lavoro che si sta svolgendo nell’officina dei papiri di ercolano, ponendo di fronte al pubblico tanto le difficoltà, quanto le soddisfazioni che la ricerca propone. Marzia D’Angelo ha presentato, in particolare, il lavoro che si sta svolgendo sui papiri svolti, nel tentativo di ricostruirne il testo. In particolare, ha parlato dello sviluppo di un programma che aiuti il lavoro del papirologo, sviluppato proprio dalle due papirologhe: “Maque-It è ancora in fase di sviluppo, ma permette di ricostruire, assemblare e riorganizzare le immagini digitali dei papiri, in modo da ridurre il lavoro di autopsia diretta sul papiro e, quindi, anche il rischio di danneggiamento”.

È stata Federica Nicolardi, invece, ha chiudere il festival Epicureo, presentando la Vesuvius Challenge, il concorso dell’Università del Kentucky, aperto nel 2023, con l’obiettivo di leggere i papiri carbonizzati senza la necessità di svolgerli. Un progetto importantissimo, che sta permettendo il proseguimento della ricerca sui papiri non svolti, fermo dagli anni ‘90.

Con l’uso dell’intelligenza artificiale – ha spiegato Federica Nicolardi – rintracciamo le macchie di inchiostro sul papiro dopo un lungo lavoro preparatorio. L’IA non legge, non interpreta e non è programmata per cercare lettere, bensì solo inchiostro. Il lavoro umano, fondamentale e insostituibile, consiste proprio nel ricostruire il testo così da renderlo leggibile”.

Un giornata appassionante, che ha entusiasmato e incuriosito il pubblico presente, chiudendo un’altra edizione del Festival Epicureo di Senigallia con successo.

L’articolo Senigallia, Wim Nijs: “Gli stoici non hanno il loro festival sulla spiaggia di velluto” proviene da Il Saronno.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome