VARESE – Un bollettino di guerra che si aggiorna ogni giorno: nell’area prealpina, le devastazioni di cinghiali e selvatici nei campi sono quotidiane e di dimensioni sempre maggiori in ampie aree del Varesotto. Un problema che si trasferisce anche sulle nostre strade, dove il rischio di incidenti provocati da questi animali è elevato, con rischi evidenti per gli automobilisti che attraversano le strade da un capo all’altro della provincia.
È quanto evidenzia Coldiretti Varese in occasione della più grande manifestazione mai realizzata prima in piazza Montecitorio a Roma contro l’invasione degli animali selvatici, a cui hanno partecipato anche gli agricoltori e gli allevatori della nostra provincia insieme ai rappresentanti delle istituzioni: molti anche i giovani, in testa il delegato varesino di Coldiretti Giovani Impresa Enrico Montonati.
“Un’emergenza territoriale e nazionale – evidenzia il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – che non coinvolge più solo le aree rurali, ma è un problema anche per i centri urbani, dove capita sempre più spesso di incontrare i cinghiali che attraversano le strade mettendo a rischio la sicurezza delle persone. In Lombardia, ad esempio solo nel 2018 si sono verificati 180 schianti a causa di questi animali. Non stupisce quindi che, secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, 3 italiani su 4 considerano la fauna selvatica un pericolo per la circolazione. I danni alle imprese sono ingentissimi, con un bilancio che continua a peggiorare”.
In prima linea contro l’invasione dei cinghiali ci sono gli agricoltori che ogni giorno subiscono danni alle coltivazioni per centinaia di migliaia di euro all’anno. Come Paolo Martinelli che conduce, con la sua famiglia, due aziende agricole a indirizzo zootecnico nelle aree montane della provincia di Varese, l’una in Valcuvia, l’altra in Valceresio, zona di confine con la Svizzera. 900 i capi in stalla, con dieci persone impiegate: con il latte munto nei due siti produttivi (conferito ad un consorzio di cui l’azienda è parte) viene prodotto un Gorgonzola Dop molto pregiato, di qualità Riserva.
“Coltiviamo direttamente i cereali con cui alimentiamo il bestiame, occupando unitamente ai prati a fieno circa 200 ettari in varie località montane, areali che più d’altri evidenziano il ruolo di presidio territoriale svolto dall’agricoltura. I danni provocati dai cinghiali si susseguono da circa 20 anni. Inizialmente, per il primo decennio, il fenomeno poteva dirsi sotto controllo, poi è letteralmente esploso, interessando almeno il 50% delle aree coltivate. I danni più gravi si hanno nel corso della maturazione cerosa del mais, ma anche in questi giorni le incursioni continuano a ripetersi su prati e terreni delle zone umide: da circa 5 anni a questa parte le dimensioni del fenomeno sono preoccupanti, e le azioni di controllo sono insufficienti. Le perdite economiche sono ingenti, e aggravate dal fatto che i risarcimenti danni da fauna sono considerati “Aiuti di Stato” e quindi assoggettati dal regime del De Minimis: ciò impedisce alla mia impresa di ottenere il giusto risarcimento a seguito dei danni subiti, che posso quantificare con una media annuale tra i 25.000 e i 30.000 euro”.
Negli ultimi dieci anni i cinghiali hanno raggiunto i due milioni di esemplari in Italia, “con una proliferazione incontrollata e senza freni – conclude Fiori – che nel nostro territorio è particolarmente evidente e sta mettendo a rischio anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali, distruggendo nidi di uccelli e tane degli altri animali, senza contare i rischi legati alla tenuta dei terreni danneggiati. Come ha evidenziato il presidente regionale Paolo Voltini, fronte di questa grave situazione come Coldiretti abbiamo presentato un piano per ridurre i danni provocati dalla fauna selvatica. Occorre innanzitutto semplificare la normativa attuale responsabilizzando gli enti locali, per realizzare interventi finalizzati al contenimento del numero dei cinghiali che abbiano anche un impatto positivo sull’ambiente. Dalla carne degli animali abbattuti, inoltre, potrebbe nascere una filiera Made in Italy tracciata che costituirebbe anche un’occasione di sviluppo e occupazione”.