MILANO – “Momenti come questo sono fruttuosi per il contributo di idee e riflessioni che generano a beneficio del nostro impegno di rappresentanti della comunità lombarda, per la quale cerchiamo di delineare una visione del futuro. In questo contesto la Chiesa Ambrosiana è parte essenziale del tessuto lombardo, per noi un interlocutore importante, per la sapienza che la caratterizza nell’intercettare i cambiamenti e nell’esprimere una visione etica, interessante per tutti, credenti e non credenti”.
E’ con queste parole che stamattina nell’Aula consiliare il Presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi ha accolto l’Arcivescovo di Milano Monsignor Mario Delpini in visita all’Assemblea regionale, presente il presidente della Regione Attilio Fontana, i Consiglieri regionali, gli Assessori e i Sottosegretari. Un momento, quello della visita dell’Arcivescovo, nel corso del quale si sono toccati i temi dell’impegno delle istituzioni nella società, del bene comune, del valore della comunità, della Lombardia e della sua vitalità.
Il Presidente Fermi ha citato non a caso il richiamo di Papa Paolo VI quando affermò che “L’impegno politico è la più alta forma di carità” per poi citare il Discorso alla Città di monsignor Delpini nel dicembre 2018 in occasione della solennità di Sant’Ambrogio “Autorizzati a pensare”, nel quale si evidenziava che la partecipazione democratica e la corresponsabilità per il bene comune crescono se si condividono pensieri e non solo emozioni.
“Anche noi – ha detto Fermi .-avvertiamo forte la necessità del ragionamento, del confronto razionale, dell’abbassamento dei toni e del rispetto reciproco: viviamo in un mondo complesso dove le ricette semplici, forti sul piano emotivo, non risolvono i problemi se non accompagnate dalla fatica quotidiana del comprendere, dalla ragione e dalla buona volontà.. In questa prospettiva è nostro dovere investire energie e risorse nel campo dell’educazione, responsabilizzando le giovani generazioni ad un impegno sociale e politico che superi la cultura dell’individualismo e dell’indifferenza. Il traguardo del mezzo secolo della istituzione regionale – ha detto ancora Fermi – non è dunque un punto di arrivo, ma una ripartenza, da costruire con la fatica di tutti i giorni, affrontando con coraggio le sfide che il futuro ci pone, nella certezza che la nostra terra lombarda possiede le risorse umane e materiali per vincerle”.
Anche il Presidente della Regione Attilio Fontana ha richiamato l’intervento dell’Arcivescovo in occasione della ricorrenza di Sant’Ambrogio, condividendone l’allarme sulla crisi demografica perché “sembra desertificare il nostro Paese e ne sta cambiando la fisionomia: nel mondo del lavoro, nell’assistenza a malati e anziani, nel funzionamento della società. Fontana ha citato il diffondersi delle droghe, dell’alcolismo, delle ludopatie, delle videodipendenze, dei disturbi alimentari che creano un problema sociale allarmante. “È necessario allora – ha detto Fontana – che si costruiscano alleanze tra tutte le istituzioni educative, scolastiche, sportive, le forze dell’ordine, le amministrazioni ed è necessario offrire motivazioni e sostegno delle fragilità. Dalla nostra profonda e radicata matrice culturale cattolica dobbiamo trarre l’importanza del dialogo, ristabilire la volontà di incidere sul presente e il coraggio di lasciare un segno per il futuro delle nuove generazioni. Il nostro impegno come Regione Lombardia, con il gradito e consueto appoggio della Curia lombarda, sarà orientato anche e soprattutto ai giovani nel supporto alle forme di aggregazione ed apprendimento esperienziale nell’ambito degli oratori lombardi e nel favorire, più in generale, una loro partecipazione attiva alla vita della nostra comunità”.
Monsignor Delpini nel suo intervento ha sottolineato più volte “l’elogio dell’umanesimo lombardo” non per “una stucchevole autocelebrazione e non per una adulazione servile”, ha detto. “L’umanesimo lombardo –ha sottolineato l’Arcivescovo di Milano- cioè la visione dell’uomo, i rapporti sociali, la dinamica produttiva e l’organizzazione complessiva della convivenza, si è configurato nei secoli e negli ultimi decenni in particolare perché ha ricevuto, accolto, messo a frutto il contributo di persone che hanno trovato casa in Lombardia provenendo da tutte le Regioni d’Italia e in proporzione minore da tutte le parti del mondo”.
Delpini ha toccato il tema della ricchezza e le tentazioni che la minacciano, sottolineando come la Lombardia sia un richiamo nel mondo “grazie alla laboriosità creativa della nostra gente famosa per l’eccellenza dei suoi prodotti e di cui possiamo esserne fieri. Non possiamo però ignorare -ha poi avvertito- il pericolo che la ricchezza comporta: diventa oggetto di un desiderio avido di possesso, diventa un idolo al quale sacrificare i principi di onestà, legalità, dei valori dell’umanesimo lombardo”.
L’Arcivescovo di Milano ha parlato poi del futuro e delle sfide ad esso collegate.
I temi – ha detto – sono la famiglia, i figli, il lavoro e i giovani, la società plurale e il futuro del cristianesimo lombardo. “Il lavoro che si svolge in quest’Aula – ha aggiunto – chiede che le persone che vi partecipano e lo creano siano capaci di vivere questo compito loro assegnato dai cittadini non come semplice lavoro ma molto più intensamente, quasi come fosse una vocazione. Il destino della Lombardia è la misura delle nostre azioni e dei nostri pensieri: occorre che tutti ci impegniamo e ci formiamo per essere all’altezza di questa sfida”. Una sfida che la Diocesi raccoglie e che lo stesso Monsignor Delpini è pronto a condividere con le istituzioni lombarde affinchè si intraprenda un confronto che possa diventare “una scuola a cui tanti giovani posso accedere per riapprendere – ha concluso – il gusto della politica, forma di carità di cui tutti percepiamo l’impellente bisogno, in Lombardia, in Italia, in Europa, in tutto il mondo”.
Al termine dell’intervento in Aula, Mons. Delpini, ha salutato i dipendenti regionali in Sala Pirelli e ha successivamente visitato la mostra promossa dall’istituzione regionale in collaborazione con il Museo della Brigata Ebraica e con l’Associazione Figli della Shoah.
Prima di lasciare Palazzo Pirelli, l’Arcivescovo di Milano ha firmato il Libro d’Onore e ha ricevuto dalle mani del Presidente Fermi il Sigillo longobardo, riconoscimento attribuito dalla Regione ai cittadini lombardi che hanno portato alto il nome della Lombardia nel mondo.