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Still Alice – la recensione

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La vita di Alice è invidiabile: ha avuto una carriera folgorante che continua a darle soddisfazioni e non ha dovuto rinunciare a un marito amorevole (Alec Baldwin) e a tre figli per mantenerla. Bella, intelligente, benestante, salutista, persino sportiva. Nella perfezione quotidiana della vita di Alice si aprono piccole preoccupanti crepe, fino alla diagnosi: è affetta da una rara forma di Alzheimer precoce, ereditato geneticamente dalla madre, che ne comprometterà le capacità cognitive in poco tempo. 

Tratto dal libro scritto dalla vera Alice, il film di Richard Glatzer ha il raro dono di dare alla malattia la giusta drammaticità, senza forzare i toni o peccare di patetismo. Lui stesso, affetto da SLA e costretto a comunicare coi suoi attori tramite un’app e l’aiuto della moglie co-regista, deve giorno dopo giorno “imparare a perdere”, come la sua protagonista. Julianne Moore viene da un anno di performance straordinarie e con questa rischia davvero di vincere l’Oscar; a commento della sua interpretazione basta dire che non ci sarebbe statuetta più meritata.

Certo, è un film drammatico e che stringe il cuore, ma è una pellicola davvero ben realizzata e umanizzata. Se il genere non vi spaventa, datele una chance.

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