Vincitore della sezione Un Certain Regard all’ultimo Festival di Cannes, il sesto lungometraggio del regista ungherese Kornél Mundruczó accontenterà di certo chi cerca storie poco convenzionali al cinema.
White God è un racconto di formazione e vendetta in un’Ungheria in cui lo strisciante nazionalismo porta a imporre una tassa sul possesso di cani meticci, la cui razza con ha chiara origine locale.
Lili (Zsófia Psotta), una tredicenne appena scaricata col suo amato cane Hagen dalla madre a casa del padre da cui ha recentemente divorziato, si trova costretta ad abbandonare il suo animale per strada, a causa dell’intransigenza del padre. Profondamente segnato dalla spirale di violenza in cui viene coinvolto, il cane organizza una vendetta ai danni degli umani che l’hanno maltrattato.
La storia ha una profonda carica eversiva e le numerose riprese d’azione e vendetta hanno portato a coordinare lo strabiliante numero di 250 cani di fronte alla cinepresa: questo per dire che White God ha tutti i numeri in regola per essere un grande film. Peccato getti tutto al vento insistendo nel voler fornire “un racconto fortemente ammonitorio”, trasformando sequenze anche molto poetiche in suggestioni un filo ridicole.
Consigliato a chi vuole essere sorpreso nel buio della sala e ai fan del ministro Brambilla.
White God è nelle sale italiane a partire da oggi.