CERIANO LAGHETTO – L’Amministrazione comunale di Ceriano Laghetto, in collaborazione con il Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze, propone un momento di commemorazione comune per la Giornata della Memoria e per il Giorno del Ricordo (10 febbraio) che è in programma nella mattinata di martedì 8 febbraio al centro civico di Dal Pozzo. In quell’occasione ci sarà anche l’intitolazione del parco “Norma Cossetto”, studentessa istriana vittima delle foibe, con la partecipazione dei ragazzi della scuola secondaria di primo grado “Aldo Moro”.
“Come ogni anno, è per tutti un dovere, in questa giornata, dedicare un momento alla riflessione profonda su quanto accaduto in quegli anni nei campi di concentramento nazisti, dove l’uomo ha toccato l’abisso, dove l’Europa è diventata un luogo di vergogna” commenta il sindaco Roberto Crippa (nella foto, a sinistra).
La “Giornata della Memoria”, ricorrenza internazionale dal 2005, vuole tenere vivo il ricordo di una data fondamentale, quella del 27 gennaio 1945, giorno in cui i russi liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Da quel giorno, l’orrore dell’Olocausto trovò le prime drammatiche testimonianze, che nel corso di questi successivi 77 anni non hanno fatto altro che aumentare e farsi sempre più definite, chiare e incontrovertibili con migliaia di racconti personali e grandi quantità di documenti di diverso genere raccolti in tutta Europa. Tra i tanti ricordi dei sopravvissuti, merita una citazione particolare quello delle sorelle Andra e Tatiana Bucci, di Fiume (Istria) che avevano quattro e sei anni quando furono deportate ad Auschwitz- Birkenau. I loro racconti sono nel libro “Noi, bambine ad Auschwitz”, edito da Mondadori. I nazisti le scambiarono per gemelle e le rinchiusero in una delle baracche dei bambini, che erano le cavie predilette per gli esperimenti dell’“angelo della morte” Joseph Mengele. “La morte era quotidiana, noi giocavamo accanto ai morti, anzi, con i morti, li vedevamo tutti i giorni e non ci spaventavano. La vita a Birkenau era la morte. E le guardiane delle baracche, le blockowe, ci spiegavano che saremmo usciti dal campo soltanto attraverso le ciminiere, che quello era il destino di noi ebrei” raccontano nelle loro memorie. Si salvarono grazie all’avvertimento di una guardiana. “Ci avvertì che i medici avrebbero fatto una cosa molto crudele. Avevano bisogno di dieci maschi e dieci femmine. Mandarono un ufficiale che ci mise tutti in fila, fuori dalla baracca. Poi urlò “chi vuole andare dalla mamma alzi la mano”. Noi eravamo state avvertite che chi avrebbe alzato la mano sarebbe stato portato via, che era condannato a morte. Rimanemmo immobili come statue. Ma nostro cugino Sergio, nonostante lo avessimo avvertito che era una trappola, alzò la mano. La voglia di rivedere la mamma fu più forte di qualsiasi paura. Lo portarono via. Lo vedemmo l’ultima volta salutarci insieme agli altri bambini mentre saliva sulla “rampa” e nei vagoni. Era sereno, contento, convinto di rivedere la mamma. Invece lo portarono ad Amburgo, dove andò incontro a una morte terribile”.
01022022