VARESE – 206 sinistri causati dalla fauna selvatica nel 2018 in provincia di Varese, secondo i dati della Regione. E in realtà sono persino di più, perché molti automobilisti nemmeno denunciano il danno, scoraggiati dall’iter burocratico necessario a sperare di riuscir ottenere un risarcimento. Numeri grossi, comunque, che si sommano al dato aggiornato diffuso da Palazzo Lombardia e relativo agli abbattimenti degli ungulati in un 2019 che si avvia a conclusione: 728 in provincia di Varese, terza nella graduatoria lombarda dopo Como (1625) e Bergamo (822). Il totale regionale è di 5.802.
“A fronte i nuovi numeri della Regione sul problema cinghiali, purtroppo, l’analisi di Coldiretti Varese non può che registrare un quadro impietoso” commenta il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori. “Il comprensorio prealpino è nell’occhio del ciclone, con una problematica che ha ormai assunto dimensioni più che preoccupanti. Se si abbattono 728 cinghiali, significa che il problema è fuori misura, con una situazione che noi riteniamo ancor più pesante: è assolutamente necessario un nuovo censimento per avere un quadro chiaro della situazione e agire di conseguenza. E occorre farlo in fretta, dato che ancora in questi giorni il bollettino dei danni aumenta con frequenza quotidiana in tutte le aree della provincia”. I numeri confermano ciò che è sotto gli occhi di tutti: ovvero una situazione sfuggita di mano e che, nonostante ogni provvedimento, stenta a dare le soluzioni attese dai coltivatori. Bene, quindi, gli abbattimenti (che crescono di 700 unità su base regionale), ma occorre fare di più per dare risposte a un’agricoltura che, anche negli ultimi giorni, è stata sfregiata con ripetute invasioni nei prati e nei campi delle due province.
Nel dettaglio, il comprensorio di Varese ha segnato 24 abbattimenti con i piani di controllo, 374 con la caccia di selezione e 330 con quella di controllo con una riduzione della popolazione dei cinghiali di 728 unità.
C’è quindi attenzione per i nuovi dispositivi che la Regione Lombardia ha approvato ieri: si tratta dei “parametri gestionali obiettivo” cui deve essere finalizzata la gestione faunistico-venatoria del cinghiale nelle aree classificate idonee alla presenza della specie sul territorio lombardo, incluse le aree protette regionali. Tali parametri rappresentano il valore soglia dei danni tollerabili in relazione alle esigenze ecologiche della specie e a quelle di tutela delle attività antropiche e dell’ambiente.
“Valori che riteniamo ampiamente superati nelle aree dove la presenza dei selvatici è divenuta cronica” commenta il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori. Ma il passaggio è necessario, come ha dettagliato il comunicato dell’assessore Fabio Rolfi, proprio per definire gli obiettivi di abbattimento e per avere strumenti più efficaci per il controllo degli ungulati nelle zone vocate alla loro presenza. La delibera regionale contempla anche altre novità di rilievo per il territorio, come la possibilità di organizzare battute di caccia collettiva anche in forma congiunta tra due squadre attive in zone confinanti e l’abbassamento da 10 a 8 della soglia minima di cacciatori presenti per la caccia collettiva con il metodo della braccata. Nelle ore notturne, gli abbattimenti in controllo potranno svolgersi anche con l’ausilio di fonti luminose, di visori a infrarossi o termocamere. Per ora, la situazione, resta gravissima: da un capo all’altro delle due province, il bollettino danni distilla notizie e immagini di prati che assomigliano più a campi di battaglia bombardati: l’erba rimasta, peraltro, è spesso inservibile perché contaminata dalle fatte e deiezioni lasciate dagli animali. Ma i selvatici distruggono anche i centenari muretti a secco delle aree collinari, devastano orti e giardini ed entrano persino nei cimiteri per cibarsi dei fiori. Senza contare le ripetute scorribande nei centri urbani in tutto il settentrione lombardo e il rischio di incidenti: “Stando ai dati regionali, una media di quattro alla settimana solo nella nostra provincia” conclude il presidente Fiori. “Ma, come detto, gli scontri con i selvatici sono certamente di più rispetto a quelli denunciati: ribadiamo invece l’importanza di segnalare ogni sinistro alle forze dell’ordine, invitando i cittadini a informare i nostri uffici: tutto concorre ad avere un quadro della situazione il più possibile completo e aggiornato, in modo da agire con decisione per tutelare gli interessi dell’agricoltura e dell’intera società civile”.