VARESE / SARONNO – Una ricorrenza cara al mondo agricolo, ma non solo. La festa di Sant’Antonio Abate, infatti, è entrata da tempo immemorabile nel cuore dei varesini che ne mantengono intatte le tradizioni, come quella del falò, in primis quello, imminente, nella città capoluogo, alla Motta. Ma, a quasi un anno dallo scattare dell’emergenza Covid, la pandemia ridimensiona tutti gli eventi in provincia, a partire dalle feste popolari che seguono alla benedizione degli animali nei numerosi borghi rurali, mentre il falò della Motta di questa sera sarà in streaming. Un’assoluta novità, dato che nemmeno nei lontani anni della guerra i varesini avevano rinunciato ad uno degli eventi più importanti e noti tra le celebrazioni in onore del santo nato in Egitto. “E’ una festa che gli agricoltori di ogni paese rurale, dalle Prealpi alla pianura, hanno sempre vissuto con trasporto, partecipando alla messa e alla successiva benedizione degli animali. Sicuramente, lo scenario di quest’anno è uno specchio della difficile realtà che stiamo vivendo quotidianamente” dice il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori.
Una festa di antica origine e ancor oggi celebrata come un tratto d’unione tra le generazioni che operano nel settore primario: molte, infatti, sono le chiese dedicate a Sant’Antonio Abate in tutta la provincia, da Olgiate Olona a Saronno, da Gallarate a Cuasso al Monte, e ancora Busto Arsizio, Sesto Calende, Ferno ed altrove. L’iconografia raffigura sempre un porcello munito di campanella a fianco del santo egiziano: la leggenda vuole che il porcellino sia stato “complice“ nell’aiutare Sant’Antonio a rubare il fuoco degli inferi per donarlo al popolo, che soffriva il freddo. La storia, invece, ricorda che i canonici di Sant’Antonio avevano ottenuto il permesso di allevare i maiali all’interno de centri abitati: il grasso di maiale era infatti utilizzato come emolliente per le piaghe provocate dal “fuoco di Sant’Antonio”, che l’ordine curava negli hospitii od ospedali che era deputato a gestire. L’Ordine antoniano lasciò, dunque, traccia del suo passaggio attraverso una serie pressoché infinita di ospedali (tutt’oggi dedicati al Santo) presenti anche sul territorio della nostra provincia.
Infine, qualche dato: sono più di 38 milioni gli animali della fattoria lombarda come emerge dal report elaborato dalla Coldiretti regionale in occasione della prima ricorrenza di Sant’Antonio Abate celebrata ai tempi della pandemia da coronavirus, con la visita dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini che si è recato in due aziende agricole lombarde per la benedizione degli animali. Simbolicamente, l’arcivescovo ha fatto visita a due fattorie dove si allevano maiali, mucche da latte e da carne, che sono tra i settori più colpiti dagli effetti provocati dall’emergenza sanitaria con un calo dei prezzi riconosciuti alla stalla a fronte di un aumento dei costi di produzione.
In Lombardia – calcola Coldiretti Varese sulla base dell’Anagrafe zootecnica e su dati regionali – si contano un milione e mezzo di mucche, 4 milioni e 400 mila maiali, circa 30 milioni tra polli, galline, tacchini, faraone e oche, mentre le pecore e le capre sono più di 200 mila. I cavalli, gli asini e i muli in regione superano complessivamente i 55 mila esemplari”. “Ci sono poi – conclude Coldiretti Varese su dati dell’Anagrafe degli animali d’affezione – un milione e 700 mila cani, oltre a 250 mila gatti e circa 700 furetti”.
(foto: quest’anno la tradizionale benedizione degli animali, come davanti alla chiesetta di Sant’Antonio a Saronno, non si è potuta tenere)
17012021