BOLLATE – Per la trentacinquesima edizione del festival di Villa Arconati a Castellazzo di Bollate, si è provato a buttare il cuore oltre l’ostacolo e provare a guardare più in là del primo orizzonte, trovandosi, con una continuità ammirabile, a proporre una programmazione che evidenzia il suo ritrovato profilo, il suo passo di crescita e di consolidamento e un ritrovato ruolo territoriale di cerniera tra centro e periferia ovvero tra Milano e l’Area Metropolitana.
Cosa vuol dire? Che il programma di questa edizione cerca di avere uno sguardo ampio, quasi circolare, per raccogliere i tanti pubblici che in tutta la sua storia hanno frequentato il Festival e che hanno sempre mostrato di gradire l’affiancamento di generi tra teatro e
canzone, le visite importanti, come lontani amici, di protagonisti della musica internazionale tra cui due dive della canzone mondiale e un gruppo di giovani protagonisti della musica transgenerazionale, senza trascurare il ruolo sempre suggestivo del pianoforte, tra cui l’abbinamento con l’ormai irrinunciabile concerto all’alba.
In sostanza, si è cercato di unire segnali di talento e di coerenza che il mondo della musica e del teatro esprimono intorno a noi, per regalare sguardi che vadano oltre il nostro presente di consumo culturale e provino a capire cosa sarà il futuro, nell’arte e non solo. Si comincia Mercoledì 28 giugno con Andrea Pennacchi, in scena con “Poiana e i suoi fratelli”. Nato da un adattamento ambientato in Veneto de “Le allegre comari di Windsor”,
Franco Ford detto “Il Poiana” è la maschera più riuscita e potente di Andrea Pennacchi. Con i suoi passaggi tv a “Propaganda Live”, Pennacchi ha dato visibilità alla lucidità tragicomica di un personaggio che raccoglie in sé il cinismo, la tenerezza e la disperazione di un modo di essere veneto che esce dai cliché ed entra nella universale realtà quotidiana. Andrea Pennacchi è autore e regista dello spettacolo, è quindi tutta sua la visione di un nord est che è molto di più di quello che vediamo in superficie.
La ricerca di nuovi spazi e nuove idee per il Festival ha portato da un paio d’anni una bella novità, ovvero i concerti all’alba. Domenica 2 luglio toccherà a Fabrizio Grecchi, con il suo “Beatles Piano solo”. Grecchi è un pianista di fama internazionale che suona sempre
volentieri le sue versioni per piano di alcuni dei capolavori dei Fab Four, perché «i “Beatles” sono il motivo per cui sono diventato un musicista e questo concerto è per me un simbolo per celebrare una vita che, senza di loro, sarebbe stata sicuramente altro». Un concerto per “solo” piano all’alba: la bellezza di uno sguardo e un ascolto fatto di pura e semplice magia.
E poi tutti a fare colazione nella splendida cornice della Corte Nobile di Villa Arconati. Martedì 4 luglio “sbarca” Raphael Gualazzi. Il verbo “sbarcare” non è usato a caso, perché il cantautore di Urbino è un po’ un extraterrestre nella canzone d’autore italiana. Perché non si ferma mai ad una sola galassia, e quando si appoggia al jazz, subito svolta sul pop, e appena diventa pop lo ritrovi a cercare altre strade. Un vero talento del Groove made in Italy, che ha reso omaggio alla grande tradizione sonora del nostro paese con il suo ultimo
lavoro discografico “Bar del sole”, dove ripercorre con il suo stile alcuni classici firmati Battisti, Battiato, Dalla, Lauzi e altri ancora. Uno sguardo d’amore e follia al meglio della canzone popolare italiana, ovviamente compresi alcuni dei suoi brani.
E a proposito di “sguardi”, al Festival di Villa Arconati Mercoledì 5 luglio arriva Natalie Imbruglia. Artista di caratura mondiale grazie al suo eterno successo “Torn” e ai numerosi riconoscimenti nel corso della sua luminosa carriera, la cantante australiana ha anche un
presente di successo come attrice, dovuto anche al suo sguardo dagli occhi chiari semplicemente incredibili. Talento, bellezza, voce e qualità, per un concerto che sarà l’occasione per sintonizzarsi con il pop internazionale. Villa Arconati è un luogo dell’anima, come certificato anche dalle segnalazioni che la videro scelta come “luogo del cuore”, nel censimento nazionale voluto dal FAI più di vent’anni fa. E nei luoghi dell’anima è normale avere corsi e ricorsi storici che si intrecciano percorrendo strade originali e speciali. Come quella che si percorrerà lunedì 10 luglio con Elio in “Ci vuole Orecchio”, ovvero Elio canta e recita Jannacci. Non è solo il fattore Villa Arconati a
unire Jannacci ad Elio (Enzo Jannacci venne al Festival nel 1992 e tornò nel 2005, lo stesso anno della prima volta di Elio con le Storie Tese che poi ci tornò nel 2011), ma anche lo stesso brodo di coltura fatto di storie, ironia, personaggi strani che diventano protagonisti e una grande, potentissima umanità espressa in forma di canzone. Elio porta in giro da qualche mese questo omaggio al grande Jannacci (regia di Giorgio Gallione) e il Festival non poteva perdersi questo sguardo dolce e rispettoso che gli è stato dedicato.
Spesso un racconto diventa interessante perché sposa un punto di vista particolare, diverso, inedito per chi lo legge o lo ascolta. È forse questo uno dei segreti del successo trentennale di Suzanne Vega, che sarà ospite del Festival Mercoledì 12 luglio. Californiana di nascita e newyorkese di adozione, Suzanne Vega si è imposta all’attenzione della critica e del grande pubblico con alcuni piccoli e meravigliosi ritratti di situazioni e persone, dettagli che trasformati dalla sua sensibilità in elementi chiave, davano alle sue canzoni uno sguardo diverso. Musicalmente partita dalla scena folk del Greenwich Village negli anni ottanta, estese successivamente il suo sguardo musicale a temi di più ampio respiro. Si esibirà con Gerry Leonard, chitarrista raffinato (ha collaborato con Laurie Anderson e David Bowie, fra gli altri) con cui ripercorrerà la sua bella carriera fatta anche di grandi successi come “Luka” e “Tom’s diner”.
La chiusura della trentacinquesima edizione del Festival di Villa Arconati è affidata ad un po’ di sana follia. Arrivano infatti da New York i Too Many Zooz, che suoneranno giovedì 13 luglio, chiudendo la manifestazione. Amati da Beyoncè, sono in tre e suonano la “Brass House”, ovvero jazz, afro, funk, latino e house con sax, tromba, batteria e danze sfrenate per un concerto di meravigliosa, lucida pazzia sonora e con un repertorio fatto di grandi classici internazionali e non solo. Non si potrà stare fermi…esattamente quello che succede a chi organizza il Festival da trentacinque anni. Con uno sguardo che andrà già oltre, verso la prossima edizione.