ROMA – I dati di OpenSignal confermano le preoccupazioni Uncem, l’Unione dei comuni montani, sulla telefonia mobile: il digital divide in italia separa le aree urbane da quelle rurali e montane dove il 4G è meno presente. Un vuoto non incolmabile, ma da colmare in fretta con opportuni investimenti privati e pubblici. Uncem, con tutti i Sindaci dei Comuni montani italiani, lo sostiene da tempo. E prosegue la mappatura delle aree italiane non coperte: basta scrivere dove in una mail a uncem.nazionale@uncem.it.
L’analisi pubblicata nelle scorse ore dalla società indipendente americata specializzata nella misurazione della copertura del segnale di telefonia mobile nel mondo è in Italia (tramite un app installata sugli smartphone degli utenti) è piena di conferme per quanto già Uncem sapeva e peraltro sta mappando “dal basso”. Inquadra una situazone sulla quale politica, istituzioni, imprese devono agire. Con investimenti e strategia. Anche permettendo di installare ripetitori a privati o a Comuni che li vogliono acquistare. E di chiedere all’Europa – come sulla banda ultralarga – di poter investire risorse della nuova programmazione comunitaria 2021-27 sui ripetitori della telefonia.
OpenSignal – con i dati ripresi anche da Mondo3 – conferma che gli operatori mobili hanno concentrato i loro sforzi di implementazione delle reti soprattutto in aree densamente popolate, dove gli utenti potevano godere di una maggiore disponibilità di 4G. Gli utenti nei Comuni rurali hanno trascorso meno tempo connessi alle reti 4G rispetto ai loro pari nelle aree suburbane e urbane, ma possono comunque godere di un 71,4% di disponibilità delle reti 4G, sottolinea la ricerca. 71,4 contro l’84,4 delle zone urbane, densamente popolante: 13 punti in meno. Ecco in sintesi il divario digitale della telefonia mobile in Italia. OpenSignal dettaglia poi i dati nelle macroregioni del Paese, specificando che non vi sono particolari differenza tra nord e sud.
“Sorprende – spiega Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – che qualche analista dell’ultima ora ritenga buona questa copertura delle aree rurali e montane, visto il 71,4 per cento di accesso descritto da OpenSignal. Non ci stupisce non siano marcate le differenze tra nord e sud. Ma a noi quei 13 punti di differenza fanno male. Negli ultimi giorni, mentre arrivano a Uncem sempre più segnalazioni in risposta al nostro censimento, alcuni ci fanno notare che le antenne in montagna deturpano il paesaggio. E che il 5G servirà a niente perché già non abbiamo 3 e 4G. Non apro qui il tema relativo alle emissioni, perché l’Istituto superiore di Sanità qualche giorno fa è stato chiarissimo e lo abbiamo ribatito con i loro dati scientifici. Ma sulle antenne negative sui crinali in montagna, chiedo a chi fa queste affermazioni di pensare a quanti vivono e lavorano in montagna e devono avere il diritto di accesso ai servizi. E pensino ai motivi di sicurezza che ci spingono a chiedere a operatori, imprese, Parlamento e Governo di investire per ridurre il divario digitale, di abbattere quei 13 punti descritti da Open Signal affinché si riducano. Il 5G in 120 piccoli Comuni è importante ed è un primo passo. Non facciamoci ingannare da una presunta forchetta ridotta, 13 punti, tra aree rurali e aree urbane. Deve azzerarsi. È un problema di coesione e di capacità del Paese di costruire opportunità per tutti i suoi territori, per tutti i cittadini ovunque abitino”.