VARESE – Il 2019? E’ stato il quarto anno più caldo dal 1800, facendo registrare una temperatura media nei primi undici mesi superiore di 0,88 gradi la media storica nazionale. A Varese, il 2019 verrà ricordato come un annus horribilis per l’agricoltura e il territorio: iniziato male, malissimo con gli incendi che dodici mesi fa hanno devastato centinaia di ettari di bosco e proseguito altrettanto negativamente, con alternanze climatiche (siccità, inversioni termiche, bombe d’acqua improvvise) che, nel corso della stagione, hanno compromesso numerose colture e annientato la raccolta del miele d’acacia. È quanto emerge dalle elaborazioni Coldiretti sulla base degli ultimi dati di Isac Cnr dei primi dieci undici mesi dell’anno, che rileva le temperature da oltre 200 anni.
“Gli effetti del caldo – sottolinea Coldiretti Varese – si fanno sentire sulla natura dove sono stati sconvolti i normali cicli stagionali, mentre gli agricoltori sono in difficoltà con la programmazione di semine e raccolte.
L’ultimo autunno 2019 si è infatti chiuso con in media quasi quattro nubifragi al giorno fra tempeste di pioggia, neve, vento, trombe d’aria e grandine, con un aumento del 21% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e centinaia di milioni di danni nelle campagne sulla base dei dati ESWD ma ha fatto registrare temperature bollenti, superiori di 1, 39 gradi la media stagionale. Non si tratta però di un caso isolato, la classifica degli anni interi più caldi lungo la Penisola negli ultimi due secoli si concentra infatti nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine il 2018, il 2015, il 2014 e il 2003. L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti prealpina – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali e territoriali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”.